LA NOSTRA VISIONE

 

mente

“La  nostra visione” dell’uomo  :  l’uomo come libertà sconosciuta

“Ciascun individuo è una libertà, una libertà sconosciuta. Il mio compito è di distruggere tutte le vostre certezze, per rendervi più insicuri ed incerti. Solo nell’insicurezza e incertezza vi è libertà. Quando questo avverrà, sarete più liberi, con tutte le possibilità aperte, senza alcunchè di prestabilito….e per questo diverrete più consapevoli. Questo è il comprendere: vedere che l’insicurezza è una parte intrinseca della vita ed in questo modo la vita diverrà libera e piena di sorprese….Non si può sapere in anticipo cosa ti accadrà. Vivrai in uno stato continuo di meraviglia. Non chiamarla incertezza: chiamala meraviglia, non chiamarla incertezza chiamala libertà”. (Osho)

Sa’di di Shiraz ,poeta persiano vissuto attorno al 1200 dC  ha scritto questa bellissima poesia:

Tutti i figli di Adamo formano un solo corpo,

sono della stessa essenza.

Quando il tempo affligge con il dolore

Una parte del corpo

Le altre parti soffrono.

Se tu non senti la pena degli altri

Non meriti di essere chiamato uomo.

Secondo noi, lo statuto dello psicoterapeuta che si occupa di persone, del loro mondo psicologico e delle loro relazioni deve avere come modello di relazione una “relazione interumana di tipo umano” vale a dire nel rispetto, nella libertà e nella reciprocità. Anche il linguaggio che usa deve essere al servizio di un’autentica relazione umana.

L’aggettivo UMANO equivale a fraterno,altruista,benevolo,generoso,mite,gentile,affidabile,pietoso,disponibile, benefico,compassionevole.

Il  suo contrario è Disumano:crudele,feroce,violento,indegno,spietato,insensibile,perfido,onnipotente,svalutante,disperezzante,umiliante,invidiosi,geloso.

L’umano ha a che fare con sentimenti di tristezza per le perdite che deve subire nella vita, sviluppa empatia, è aperto alla condivisione, riconosce i suoi limiti , è in contatto con il proprio corpo, ha capacità riflessiva, riconosce la propria vulnerabilità e impotenza di fronte a molti avvenimenti dell’esistenza ,sente il bisogno della presenza dell’altro, è a contatto con la propria angoscia della morte,sente il bisogno del contatto non solo visivo.

Qualche definizione di rapporto umano:

… stare assieme con gioia nel rapporto interumano

… vedere la persona nella sua completezza corporea e psichica: passaggio dalla percezione parcellizzata (seno, ecc ) alla integrazione dell’intera persona.

… provare gioia nei rapporti umani.

… il rapporto con qualcuno che conferma la nostra presenza come realtà psichica.

..la realizzazione umana completa si realizza con il vivere una disponibilità verso gli altri senza secondi fini di vantaggi materiali o di vantaggi psicologici.

Al contrario condizioni di indifferenza, sfruttamento dell’altro, esibizionismo, anaffettività, ritiro, autismo, illusione di onnipotenza, del farcela da soli, di essere auto sufficienti sono tutte situazioni derivanti da un fallimento parziale del rapporto interumano e dello sviluppo umano.Questo può essere visto come una perversione dell’istinto sessuale: l’ anaffettività verso l’altro, determina l’impossibilità di instaurare un rapporto umano autentico.

 

Fattori  di dis-umanizzazione dei rapporti sociali: contro i legami interpersonali autentici.

Cosa significa dis-umanizzazione dei rapporti sociali? Il dis-umano è, un processo che nasce dalla negazione di ciò che c’è di umano nell’altro. Dis-umano è il modo in cui ci si disfa del legame umano e, allo stesso tempo, significa non riconoscere nell’altro la capacità di provare emozioni e sentimenti. 

La società propone molteplici esperienze, discontinue, affettivamente neutre, cui corrisponde un sé altrettanto frammentato, radicalmente indifferente, che trova la sua più efficace espressione nella metafora del blasé, figura emblematica della modernità: «L’essenza dell’essere blasé consiste nell’attutimento della sensibilità rispetto alle differenze fra le cose, nel senso che il significato e il valore delle differenze, e con ciò il significato e il valore delle cose stesse, sono avvertiti come irrilevanti. Al blasé tutto appare di un colore uniforme, grigio, opaco, incapace di suscitare preferenze» . Tutto tende a farsi confuso e si smarrisce ogni direzione di senso.

Individualismo, tramonto dell’etica del sacrificio,  applicazione del «calcolo inespresso dei costi» alle scelte procreative, consumismo, permissivismo, narcisismo, etc., sono solo alcune delle molteplici espressioni verbali utilizzate singolarmente o in specifiche accoppiate per dare il senso del profondo cambiamento delle relazioni interumane.

Di fronte a cambiamenti sociali di questa portata si fanno spazio interpretazioni di senso comune che, in un modo o nell’altro, coinvolgerebbero le presunte colpe della tecnologia. Così se in famiglia si parla poco è colpa degli smartphone; se a scuola si apprende di meno è colpa di internet; se ci sono più divorzi di un tempo è colpa dei social, etc.

La sfera emotiva della persona, oggi, sembra regolata dal mondo della produzione. Vi è una sorta di mutamento delle emozioni in merci. La pressione che incoraggia le persone a occuparsi delle proprie emozioni, in realtà non spinge a ritirarsi nel privato ma, anzi, concorre alla caduta dei limiti tra la sfera pubblica e quella privata. Pertanto: «Manifestare pubblicamente le proprie emozioni, false o autentiche che siano, sembra essere diventato l’unico modo per manifestare il proprio esserci a se stessi e agli altri. Mi emoziono dunque esisto pubblicamente. Siamo travolti da confessioni, biografie che mettono in primo piano emozioni e passioni, dove ogni distanza tra io e tu viene annullata da un presunto coinvolgimento» 

Questo profondo cambiamento, amplificato dall’avvento dei social media, alimenta sempre più un individualismo esasperato. Con l’avvento e il consolidarsi dei social media e dell’età della tecnica la dis-umanizzazione che da sempre alberga nell’animo umano ha sicuramente subìto una forma di amplificazione e di risonanza pubblica mai verificatesi prima.

Ci troviamo di fronte a individui con una identità instabile e incerta e che vivono una intimità borderline e confusa.

Effetti  dei fattori dis umanizzanti

IL Narcisismo: il veleno della relazione

Amare è sempre amarsi attraverso l’altro: desiderare l’altro significa esporsi ad una cocente mortificazione del proprio sé, in quanto la necessità dell’altro evoca la propria insufficienza e questo per il narcisista è insopportabile e riduce a zero la sua capacità di amare. Il narcisista non conosce la fiducia nell’altro, per evitare la paura del vuoto interiore è costretto a evitare ogni relazione profonda. L’altro viene trattato come un oggetto da usare, idealizzandolo per poi svalutandolo perché si rivela sempre deludente. Per cui il soggetto narcisista si chiude nel suo guscio autistico, con un senso di onnipotenza. Il narcisismo di massa ha come obiettivo di non lasciarsi toccare dai problemi degli altri. Vi è un ripiegamento su se stessi alla ricerca della soddisfazione di piaceri sempre nuovi. L’altro viene visto come un ostacolo, un intralcio al proprio benessere, ritenendo di poter strutturare la propria identità negando la relazione con l’altro..

Il desiderio senza legge: il nuovo disagio della civiltà

Il nuovo comandamento sociale è l’imperativo al godimento, senza limiti e senza confini, senza interdizioni che viene vissuta come una limitazione della libertà personale. Le relazioni interpersonali sono messe a rischio da questa necessità di soddisfare qualsiasi desiderio, immediatamente, ritenendo la dimensione del sacrificio assolutamente inutile e del tutto insensata. L’incapacità di tollerare anche la minima frustrazione che diviene insopportabile, come diviene insopportabile attendere, e rimandare il soddisfacimento: tutto questo contribuisce a spegnere il desiderio; la spinta al godimento porta a sintomi di disagio(perversioni,tossicomanie,bulemia,obesità,alcoolismo,anoressie,depressione,crisi di panico,ecc).L’illusione di onnipotenza condanna l’individuo a vivere nell’eccesso, nella ricerca di una continua eccitazione, senza confini e limiti. E così si instaura l’era del vuoto, con la perdita di senso, la perdita di interesse per la cosa pubblica, l’avvento dei turbo consumatori ipersensibili ai vari movimenti della moda e della pubblicità.

Nella società delle merci l’imperativo è: comprare, usare e gettare.

Quanto viene comprato deve essere subito consumato e rimpiazzato. Si crea il bisogno con la pubblicità, e poi mediante la strategia dell’obsolescenza programmata, si effettua una sistematica svalutazione della merce invecchiata che provoca un senso di vergogna possederla.

Tutto questo crea una mentalità che le persone stesse dopo un certo tempo sono qualche cosa da cui sbarazzarsi: le persone vengono trattate alla stregua degli oggetti. Le stesse persone vengono cercate, desiderate come oggetti, come merce: queste dominano sulle persone: l’individuo diviene sempre più un oggetto dis umanizzato. Quale è il valore della merce, quanto mi costa ,cosa ne ricavo, mi conviene, cosa ho in cambio, ecc. anche il linguaggio utilizzato per le persone e le relazioni è un linguaggio (economico-finanziario) , dis- umanizzante.

La condizione di base comunque è che la gratificazione rimane sempre insoddisfatta, le attese sono sempre frustrate : questa è la condizione essenziale per correre ad acquistare un altro oggetto. Inoltre le cose da comprare sono infinite ed è impossibile esaurire la quantità messa a disposizione per cui non si esaurisce mai la possibilità di consumare.

Questo godimento avido, compulsivo, ripetitivo, sregolato, senza limiti, getta l’uomo in un angoscia mortale.

E’ dunque fondamentale seguire i propri desideri ed essere il meno possibile addomesticabili al potere attuale della società delle merci il cui obiettivo di fondo è di istaurare l’uniformità ossessivo-compulsiva di modi di pensare, agire e di consumare.

 

 

 

 

 

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